Già tutta l'aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
Giù da' colli e da' tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Tra i tanti poeti romantici
studiati ai tempi delle scuole uno di quelli che lascia il segno tipo Jordan23
è senza alcun dubbio Giacomo Leopardi,
pilastro della letteratura nostrana. Quel senso di nostalgia, di legame con la
terra e le tradizioni, quelle rappresentazioni di immagini bucoliche così suggestive e commoventi da suscitare in chiunque uno stato di
trasporto emozionale totale.
Di tutte le sue opere quella che
mi è sempre rimasta nel cuore è il sabato del villaggio… come fai a non amarla:
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Dopo una settimana di sbattimento
quando torni a casa e sai che il giorno dopo non si lavora è la cosa più bella…
però c’è un piccolo problema: a me la domenica sta sulle palle (proprio come a
Giacomino…), è sempre stata un miraggio, un falso-negativo,
carica di aspettative e di speranze che regolarmente venivano e vengono tutt’ora
tradite dalle circostanze o dalla desolazione di città immerse nel sonno fino
all’ora di pranzo, dalle payperview e dallo stadio! Anche a Leopardi in fin dei
conti la domenica non interessava troppo perché una volta raggiunta c’era già
lo spettro del lunedì di trabaco, e via di pippe mentali.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Leopardi era un precursore perché
parlava di noi esseri umani che alla fine, nonostante i tempi orami
radicalmente cambiati dalla tecnologia dal consumismo e da tutto il resto, non siamo
cambiati molto.
Però per me che lavoro 5 su 7 il vero
sabato del villaggio è il venerdì
sera, quello in cui torno a casa sfranto
ma tiro lungo fino le tre del mattino con i compari perché poi il giorno dopo
ci si riposa e spesso ci si diverte pure, relegando alla noiosissima domenica (come
da secoli e tradizione) il nostalgico pensiero del lunedì mattina infame…
almeno noi romantici-nostalgici facciamo così, è sempre un non essere felici
fino in fondo del presente perché costantemente rivolti al futuro rimpiangendo
il passato e sperando in un qualche cambiamento che scombussoli le carte.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E' come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
Cotesta età fiorita
E' come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
Quindi seguendo le dritte di
Giacomimo Leopardi, il venerdì sera ce la godiamo fino alla fine da bravi
fanciulli-tardoni perché questa stagione non ritorna!
INCONTRI ROMANI
Mi arriva il messaggio di Valerio
su Whatsapp che sono in riunione… lo hanno trasferito alla Cecchignola la città militare
a 5 minuti da dove lavoro. “CAZZFIGATA
Valè, appena ho un attimo passo che ci facciamo una serata”.
Conoscersi dal vivo non è come
scriversi, mi accorgo che Valerio è un figaccione con gli occhi azzurri e il
G-Shock come quello che ho appena comprato!
Andiamo dalla Civetta sul comò (una nuova gestione... tipo Pandemic :D) e
neanche a farlo apposta c’è il duo inossidabile Leonardo Caviola con Alberto
Ferrucci a fluidificare ludologia tipo professori con la cattedra alla
Sapienza.
Visto che è venerdì e che mi
sento ispirato da Leopardi e che non ci ho mai giocato ma l’ho comprato da più
di un anno, propongo a Valerio di spiegarmi
e giocare a Village, uno di quei giochi talmente mitici che se non ce l’hai
nello scaffale con puertorico ed Agricola rischi di perdere 1000 punti quando
ne avevi raggiunti a fatica meno di 100!! Valerio parte con la spiega prima
ancora che io riesca a tirare fuori la scatola dallo zaino, sembra un maestro
della sacra arte dello spiegone… un vero PRO!
VILLAGE
Germanone per 2-4 giocatori
(almeno nella versione base) ambientato in un villaggetto rurale dove i
giocatori interpretano i panni di una famiglia che cerca di lasciare il segno
nelle cronache del paese dinsinguendosi nelle principali attività disponibili: il
raccolto nella propria tenuta, l’artigianato, il mercato, il municipio, la
carriera ecclesiastica o i viaggi.
Spesso indicato come uno dei
tanti gateway per introdurre babbani o neofiti, questo gioco di grande successo
nel recente passato ha subìto però diverse critiche a causa dei tanti minigiochi che lo caratterizzano. In
effetti da bravo german non resta molto legato alla sua ambientazione perché le
meccaniche di piazzamento-al-contrario
(tolgo cubetti dalle zone per eseguirne l’azione) non puntano tanto a mantenere
il legame con il contesto ma a creare una giusta alchimia e semplicità di
gameplay garantendo comunque tanta profondità anche per il gamer incallito in
cerca di “svago” (visto che una partita vola via in due con 45 minuti, in tre
stai sull’oretta, in quattro non arrivi ai 90minuti).
Di fondo la novità e peculiarità
di questo gioco stà nella pesca di cubetti in fase selezione azione e che verranno usati come risorsa ma la vera chicca è nell’uso della risorsa
tempo come abilitatore per tante mosse. Lo svuotarsi e riempirsi
della clessidra familiare fa si che in ogni parentado ci sia prima o poi un lutto. Ma visto
che nostra sorella morte è imprescindibile per fare punti e far terminare la
partita, allora dopo poco ci si rende conto che morire bene è il modo migliore
per vincere contro gli avversari.
Ogni giocatore ha una plancetta
con 4 familiari di prima generazione. Su di essa raccoglierà i grani o le
monete. Sul tabellone iniziale invece oltre alle zone azione raggruppate per le
diverse aree (municipio, chiesa, artigianato, mercato, viaggi) ci sono le
cronache che ospiteranno i defunti e le fosse comuni per gli sfortunati che non
lasceranno un segno nella storia della propria famiglia.
Per le azioni artigianato,
viaggio o municipio si consuma tempo rappresentato da una track tutta intorno
la propria plancetta giocatore e sulla quale cammina un segnalino del proprio colore.
Quando il tassello supera il ponte un familiare passa a miglior vita: il
giocatore sceglie quale familiare della generazione più anziana da far trapassare
e lo piazza (se c’è spazio) in uno degli slot delle cronache corrispondente
alla mansione di quel familiare. Quando questi slot saranno completi o quando
le fosse comuni saranno piene allora scatterà l’ultimo turno e poi si conteranno
i punti finali: oltre ai punti totalizzati durante il gioco, si sommeranno
quelli delle tessere commercio prese al mercato scambiando beni, ogni moneta
residua varrà un punto e poi si assegneranno punti per ogni familiare nelle
rispettive posizioni di municipio e chiesa. Anche viaggiare da punti e chi più
è in viaggio all'ultimo turno più riceve bonus alla fine.
VINCE CHI CREPA MEGLIO
Inizio io che un po spaesato
punto a rinfoltire la famiglia con un matrimonio, aggiungendo un familiare di
seconda generazione in cascina. Valerio controlla le mie mosse ma da veterano
va sicuro sulle azioni più efficaci: artigianato per ottenere risorse piazzando
familiari ad imparare il mestiere, poi vendere risorse al mercato per ricevere
punti vittoria. Al primo mercato prendo una tessera da 3 punti mentre Valerio
totalizza un +4punti per la fine.
Le cronache del villaggio sono un
bel trip quando hai finito le clessidre e devi far schiodare un tuo vecchio:
capire quale familiare è giusto far trapassare non è cosa semplice perché hai
quello che conosce il mestiere e ti permette tessere aratro, pergamena, bue o
cavallo senza spendere troppe risorse. Dall’altra parte hai il parente che ha
intrapreso la carriera ecclesiastica e sembra brutto fargli raggiungere il
principale senza aver prima capito bene i vari misteri della fede. Poi in
municipio hai quel cugino di secondo grado di tuo nonno che ti fa tagliare la
fina quando devi condonare le terrazze ristrutturate, e che fai lo butti in una
fossa a quello? Pare brutto no?
Infine hai quei lontani parenti che vivono all’estero
perché sono tra i pochi che hanno avuto il coraggio di prendersi un carretto e
andare in viaggio oltre i confini del paesello: richiamare a miglior vita
proprio loro quando stanno conquistando il nuovo
mondo è un torto all’umanità!
Quindi i pensatori incalliti
avranno pane per i loro denti. La cosa certa è che per mettere in moto un bel
motore di punti servono familiari sempre più giovani così da essere certi che
non faranno una brutta fine nell’immediato e rimarranno nelle posizioni chiave
fino alla fine.
Il gioco è di quelli che termina
prima che si abbia il tempo di fare tutto così bisogna fare in fretta poco e
bene o si rischia di non raccogliere nonostante gli sforzi profusi.
Valerio spinge molto sul mercato,
molte volte va li che non ho ancora le risorse e quindi mi taglia fuori dai
giochi visto che quella è l’unica azione che si può fare una sola volta a
turno.
Io invece da chierichetto
penitente mando in chiesa tre parenti dal destino perduto per cercare
redenzione ai loro peccati: questi ci prendono gusto pare perché scalano fino
al cuppolone sfiorando il pontificato. L’altra metà dei parenti si accoppia
come ricci e mi da modo di mandare le nuove leve in giro per il mondo a seminare
il verbo della mia famiglia. Chi va ad est, chi va a nord, uno addirittura
trova il tempo per visitare più di una città.
Quando le sorti della partita
sono ancora in bilico e i dischetti segna punti si scavalcano e passano ad
oltranza muore d’infarto un tatoccio giallo di Valerio che fila dritto nell’ultima
tomba comune e decreta la chiamata all’ultimo turno. Ci facciamo in conti in
tasca, guardiamo alle ultime risorse e alla fine sommando tutto finiamo
appaiati a 44 punti… vince Valerio per un maggior numero di tessere mercato che
spareggiano.
BELLO VERO
Le considerazioni finali sono
presto fatte: Village è proprio un bel gioco di fascia media, utile per far
conoscere ai neofiti il mondo del gioco da tavolo moderno ma al contempo
sufficientemente profondo e vario per spaziare con diversi approcci e
strategie. In due è più spazioso perché da ogni zona azione è quasi sempre
possibile pescare cubetti azione evitandosi i cubetti piaga come la peste. Ma da come giocava Valerio si capisce
che spesso i cubetti neri che fanno avanzare di due passi sulla clessidra di
famiglia possono non essere per forza un malus ma anche un’arma per attappare le cronache e bloccare i punti
all’avversario. In definitiva quindi una bella sorpresa per chi come me non l’aveva
ancora mai provato ma una chiara conferma del detto “vox populi vox dei”, se un
gioco viene tenuto così in alta considerazione per così tanto tempo una ragione
c’è.
Village si avvale poi di una bel
popò di espansioni che da Village Inn fino ai più recenti permettono di
espandere il numero di giocatori a 5 oppure di avvalersi di nuovi edifici
produttivi… insomma taaaaanta roba per chi non si stanca mai di approfondire….
Con Valerio resta sfida aperta
visto che da pippaccia quale sono io e da veterano quale è lui finire a
parimerito con spareggio è una brutta macchia sul suo cv, una bella stelletta
sul mio petto da lustrare alle prossime lezioni di condominio :D
SAN PIETROBURGO
Non paghi del viaggio nel
villaggio, provo a spingere una sfida a Stromboli ma appena mi alzo per
riempire il boccale di birra trovo Valerio che apparecchia un unto e
strausatissimo Saint Pertersbug… gioco datato di diversi anni fa ma capace di
regalare delle chicche nientemale.
La stanchezza è tale per cui
anche un nondormiente come me inizia a lamentare atrofia delle palpebre che si
chiudono ostinatamente nonostante non siano neanche le 24!
Sul tabellone ci sono quattro
mazzetti di carte che si attivano in sequenza una volta che entrambi i
giocatori passano. Ogni mazzo ha delle sue peculiarità ma di fondo le carte
vengono piazzate sugli spazi vuoti della prima di due file di zone piazzamento
dalle quali i giocatori potranno andare a comprarle pagando il dovuto con i
foglietti di soldi in carta-pane.
Lo scopo del gioco è costruirsi
un piccolo motore produttivo che partendo dai soldi e passando per le combo con
carte uguali da prendere a prezzi scontati, permetta di incrementare le risorse
prodotte e il relativo valore rendendo il maggior numero di monete al giocatore
che così facendo sarà il vincitore all’esaurirsi del primo mazzetto dei
quattro.
Il gioco ha veramente pochissime
regole da memorizzare ma appena partiti si capisce la profondità di
ragionamento che nasconde.
Data la tarda ora non riusciamo a
chiudere la sfida che però era palesemente ad appannaggio del milite noto aka
il cecchino di Naxos!
Le prime impressioni mi fanno
pensare ad un gioco molto individualista dove si punta a costruirsi il proprio
meccanismo produttivo ignorando totalmente ed interagendo quasi zero con gli
avversari. Forse non il mio genere preferito ma indubbiamente la componente di
fondamentalismo ludico che valorizza chi sa immergersi anima e mente con
dedizione fanno di questo gioco un’arma letale per i nerd che potranno
chiudersi a pensare quali combinazioni di carte sia meglio incatenare per
abbattere gli avversari.
PS nota a latere: di viaggi in giro nel mondo ne ho fatti parecchi ma vi assicuro San Peitroburgo è tra le città più belle e suggestive che abbia mai visto, e poi... è PIANO DI PATATAAAAA!!!!!
FREDDA CHE QUEL FREDDO TI RIMANE
Roma in questo periodo autunnale
è strana forte: giornate di caldo asfissiante con 28 gradi e umidità
amazzonica; poi il giorno dopo freddo polare con vento di maestrale e bora (non
della folksWagen ma) triestina… ci si ammala che è una meraviglia. Quando
risaliamo sullo scooter vedo Valerio senza giacchetto e realizzo che arriverà
ibernato come Capitan America in attesa dell’arrivo del grande Winter (soldier... zero trono). Visto
che non è proprio il massimo mettersi sulla coscienza un
amico-giocatore-lettore la prima volta che lo vedo di persona… penso bene di
salvargli la vita offrendogli come unico riparo il kway Tucano che gli para il
deretano (fa rima è c’è… stacce – come otto il passerotto intendo).
Alle porte della caserma gli
abbracci e i saluti sono di due che era come se si conoscessero da una vita e
forse è proprio questo che fanno i boardgame: abbattono frontiere, uniscono
persone, creano legami, distruggono la noia, allenano le meningi e temprano
alle 4 stragioni.
Bella Valè ci si rivede presto
Così tra questa
immensità s'annega il pensier
mio:
e il naufragar m'è dolce in
questo mare (L'Infinito)
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