Ce ne sono pochi di weekend intensi come quello appena trascorso,di quelli in cui fai tutto quello che ti piace fare, lo fai
alla grande, assapori il gusto della vita fino in fondo… ti sporchi la faccia
nel suo nettare, come se azzannassi una zizzona di Battipaglia.
Quando ero piccolo passavo tutte le estati dai miei nonni in
Sabina… una terra unica, fantastica, a una manciata di chilometri da Roma ma
immersa nel verde più vivido, quello degli ulivi laziali, quello delle viti che
portano chicchi grossi come olive ascolane.
Sono cresciuto tra l’erba e la pozzolana, giocando con il
QG, la mia metà mancante. Io ordinato, lui il caos, io pignolo, lui artista, io
conservativo, lui rivoluzionario… uno il complemento a uno dell’altro!
Diversi nelle forme, diversi nei colori: magrolino io, QG di
stazza robusta, riccio e moro io, lui liscio come piastrato da venere e con
quei riflessi tra il biondo e il castano!
Tutte le mie prime esperienze… le ho fatte con lui, col
QG-Vale: la prima vera sbornia, il narghilè, le nottate a guardare le stelle, le ore comprata con vergogna e l’edicolante
che annuiva per dire “qui si che iniziate
ad imparare qualcosa! Bravi!!” e poi nascosta dietro la lavatrice di zia-Nina!
Con la bici quelle colline non finivano mai, sempre su una
ruota, sembrava sempre salita… tra casa e la piscina, tra il castello e il
fosso.
QG: “Oh ma togli quei freni cazzo!” e giu a
smontarli sentendosi dei meccanici di formula uno… Lasciavamo solo il perno
filettato sul quale ci appoggiavi il piede poco sotto la sella e giù a
frenare con la suola della scarpa! Una sera ho capito che era il caso di
rimettere tutto a posto quando ho sentito il copertone aggrapparmi il calzettone… avevo un solco nella suola delle Superga grande
come la grondaia sul balcone!
Quanta frutta ci siamo mangiati per i campi, quante fave
raccolte prima del tempo con i nonni a menarci legnate “non è ancora il momento!” e via a scappare sugli alberi
arrampicandosi come lemuri, le cicatrici sulle ginocchia le conservo ancora
gelosamente.
La fionda era la nostra amica, i raudi avanzati dal Natale
le nostre armi letali: non c’era tana di ragno o scatola di scarpe che non si
trasformasse in una camera delle torture…. Le pere cadute: un punto perfetto
dove ficcare uno Zeus per vedere quanto era grande la pioggia di pezzi!
Ogni volta che torno li a casa mi assalgono mille ricordi…
questa volta mio figlio con i cugini interpretavano il ruolo di QG-Vale ed Albo! A
giocare con i vecchi lego, con i nostri Masters Of The Univers, con i soldatini… che
non sono quelli che fanno adesso, così sottili che con uno starnuto gli parte
la testa… Erano belli tosti, sagomati bene, dettagliati fino alle pieghe degli
stivali, per staccargli la base servivano calli sulle mani ed un coltello a
serramanico ben arrotato!
PG: “non è che avresti uno dei tuoi giochi da
tavolo?” mi fa mio cognato dopo un pranzo che definirei La coppa del mondo di downhill per stomaci
biammortizzati e mandibole da velociraptor!
Albo3: “Guarda dovrei avere un paio di mazzi nello
zaino di LA!”. Quasi ci resto male perché solitamente giro sempre con una
busta Ikea ed un kit-di-sopravvivenza tipo PuertoRico-Vudù-Biblios-CoMix…
una trasposizione del Victorinox per MacGyver. Ma stavolta eravamo troppo
carichi… ma veramente troppo.... troppo anche per il Macchinodonte… quindi avevo optato per una
versione zip-rar del famoso coltellino svizzero inserendo Coloretto e Bhonanza
tra gli Atomicron e le tribù Chima nello zainetto di Shrek!
COLORETTO
Forse uno dei giochi di carte più conosciuti al mondo!? Un
mazzetto di carte raffigurante camaleonti. Ci si può giocare da due a cinque
giocatori. Al tavolo tante carte-mazzetto quanti i giocatori. Alternandosi a
turno si possono fare solo due cose: 1-pescare una carta e metterla in uno dei
mazzetti che non abbiano già raggiunto il valore massimo di tre carte.
2-prendere tutte le carte di un mazzetto, compresa la carta in fondo da
posizionare di fronte alla propria area di gioco per indicare che per quel
turno si è fuori.
Lo scopo è quello di collezionare set di camaleonti dello
stesso colore con una sola regola di fondo: a fine partita solo tre mazzetti di
camaleonti varrano come punti positivi, gli altri andranno in sottrazione. Il
punteggio è riassunto da una carta: 1 camaleonte=1punto, 2 camaleonti=3 punti,
3 camaleonti… e così via.
Nel mazzo c’è una carta di fine turno che quando pescata
decreta la fine del gioco alla fine del turno in corso.
Tutto qui: un gioco simpatico, un ammazza tempo senza
infamia e senza lode che si fa giocare per la sua semplicità e per i suoi
colori mischiando al tavolo dal bambino di 5 anni al nonnino di 90!
Partiamo che PG ha sulle gambe il piccolo Brontolo, il cugino
piccolo di LA, quello serio, quello che si fa i fatti suoi… che è arrivato per
ultimo in famiglia, quattro anni fa, ma che ha subito svelato un carattere
sicuro e solitario… non il solito moccioso che si attacca ai pantaloni del
fratello grande (Mattilax) per capirci.
PG ci mette un turno per capire bene come gira coloretto…
lui è uno che ha giocato a tutto in vita sua: mi ricordo che nel ‘92 mi
configurò il primo 486-DX2 e che giocammo a Monkey Island per una notte intera.
Tra Playstation, Xbox e D&D non oso immaginare quanti anni di vita ha
passato a superare livelli, ad ammazzare mostri, a progettare e orchestrare campagne
in tunnel o foreste!
La prima partita è un po’ movimentata con Brontolo, LA e
Mattilax che fanno di tutto per prendere una parte da protagonisti nella pugna…
poi tra il cane Stella da accarezzare, i grilli da acciuffare, le galline da
spaventare, finalmente si crea la giusta calma e ci diamo giù di brutto.
Finiamo due partite, uno ad uno e siamo pronti per passare al next level
PG: “Dai proviamo anche l’altro, questo è carino
ma non mi fa impazzire!”.
Avrei voluto avere il mio kit-di-sopravvivenza per chiuderci
come si deve… con il sole ad abbronzare la pelle e il venticello a sollazzare l’anima.
BOHNANZA
NONO-PINO: “Che fate? Mi posso aggiungere anche io?”
e anche mio padre prende posto.
Spiego le regole con un paio di esempi, qualche mano di
prova e siamo pronti a partire…
Il gioco dei fagioli è uno dei miei preferiti, semplice,
diretto, fila liscio come un pattino su una pista ghiacciata. Per quelli alle
prime armi resta sempre scomodo il discorso delle carte che non vanno spostate
dal loro ordine di pesca… il primo fagiolo lo devi piantare, il secondo è
facoltativo… ma poi alla fine è talmente semplice che tutti lo capiscono e ci
giocano volentieri.
La fase di contrattazione dei due semi pescati dal mazzo è quella
che amo di più: il giocatore di turno può contrattare i due semi al tavolo e
tutti quelli in mano… gli altri possono scambiare solo con lui e solo i semi
della propria mano. Ogni seme scambiato alla fine della fase va piantato in uno
dei due campi (o tre se si è comprato). Infine si pescano tre carte e si passa
al giocatore dopo.
Inizio subito aggressivo puntando su un RoteBohne, sono
rari, ce ne sono solo 8 e fruttano un soldo già con i primi due. Poi pianto
anche un SojaBohne ma me ne pento subito quando pesco i due semi da contrattare
e che sono costretto a regalare… c’è un Augen e un Blau… il primo è tipo il
borlotto, ce ne sono dieci nel mazzo ed un bel seme. Il Blau è comune come il Chihuahua
nelle borsette di Beverly Hills…. Potrebbe tornarmi comodo ma i campi sono già
occupati e lo regalo a PG.
Al turno di mio padre lui inizia sornione e sembra ingranare
lento come un TIR su una rampa di garage…. Mi ricorda quei film di Kung Fu con
il maestro ubbriaco che con la scusa di barcollare prende a pizze tutti gli
avversari… sorseggia la grappa di vinacce autodistillata e barriccata nella botticella
di rovere…. Sembra stonatissimo ma mette giù due FrauBohne dalla mano, ne pesca
due Garten (i più rari) e li semina con il sorrisetto di chi la sa lunga ma non
la vuole raccontare. Pesca le tre carte che aggiunge in mano e passa.
PG si è fatto i conti giusti e anche lui pianta subito due
semi, uno Blu che aggiunge a quello che gli ho regalato prima, e uno Sau meglio
noto come CaccaBohne per il disegno poco chiaro e vagamente rassomigliante una
margherita di mucca su una chiazza di sporco marrone…. Mio cognato è nato con
le chiappe al posto della faccia così quando pesca dal mazzo i due semi da
barattare gli escono matematicamente quelli che ha già in campo… dopo tre turni
ha una quantità di semi blu che quasi mi verrebbe da ribaltare il tavolo e
andarmene imprecando come un pirata…
I turni si susseguono tranquilli, con mio padre che finge
sonnolenza post prandium ma nonostante investa sul terzo campo ha tanti soldi
da poter comprare due acri di terreno; mio cognato invece si lamenta della temperatura
troppo mite per poter reggere a lungo mentre sfoggia una sfilza di semi che per
averli servirebbe il miracolo della moltiplicazione.
A me le carte si incastrano malino e per rimanere in gara è
una sofferenza…. Aro il terreno con le mani, semino con i piedi, contratto con
i denti, strappo accordi con la faccia da poker e raccolgo qualche spiccio a
fronte di molte camice sudate.
Al terzo mazzo esaurito si vendono gli ultimi semi e si
conta ognun per se per tirare la suspance…. Il primo a svelare il punto è PG: DICIANNOVE!
Albo3: “VENTI! Tiè!”
Nonno-Pino: “Mh… vediamo…. Sedici, diciassette, diciotto…..
diciannove….. venti….. ….. …… … ventuno…. VENTIDUE!” e menomale che aveva pure comprato il terzo campo
e sembrava si sarebbe appisolato dopo la prima mano!
Ci asfalta come il maestro con la fiaschetta ricavata da una
zucca e se ne va con la ronca che gli penzola dal cinturone dietro la schiena…
Lui è uno che i semi li sa gestire sul serio, se li mangia a colazione, ci
parla, il suo orto è un miracolo della natura, le sue piante crescono forti, i
suoi innesti sono ritrovati di scienza ed alchimia magica…
Mentre il sole si abbassa sulle montagne circostanti, il
cielo si tinge di rosso e le macchie di erba sui pantaloni di LA, Brontolo e
Mattilax non sembrano poi tanto gravi… ci penseranno le mamme quando dovranno
darci giù di sgrassatore Chanteclair e olio di gomito.
FURY OFF-ROAD
Il giorno dopo mi sono alzato alle 5:00 ho guidato per quasi
due ore su strade semi deserte, pensando a quanti film ho visto col QG,
pensando a MadMax, agli pneumatici che mordono l’asfalto graffiato da crepe e
segnaletiche gialle come in Arizona.
Sentendo il rumore del turbo del
Macchinodonte ho pensato più volte “quanto
mi piacerebbe una V8 con compressore volumetrico sul cofano!”
A Tarquinia ci siamo dati bagarre tra ciclisti della domenica
e top rider… tutti con un pettorale sulla propria bici, fissato con fascette di plastica e il battito
accelerato, pronti a scalare l’Everest se solo ce ne fosse uno in Italia!
Non ho mai pedalato con tanta voglia, con tata rabbia, con
tanto sole!
Nella testa le immagini del giorno prima, dei piccoli
bambini che crescono, tra l’erba e le cicale, tra il sole e le
foglie, tra l’uva e l’oliva, tra la bici e i cani….
Mi ritornano in mente i momenti della nostra infanzia… mia e
tua QG…
Non mi mollare proprio adesso… tieni duro e torneremo e
ridere insieme.
Forza Vale.
Giocare con parenti o bambini o amici alle prime armi è sempre tosto, devi misurare i millimetri, hai in mano un mucchietto di sterpaglia che sta iniziando a fare fumo e, come diceva il maestro Grylls, se non lo curi con estrema attenzione non prenderà mai fuoco. Ma che gusto quando li istighi a giocare ancora e il fuoco è bello che acceso !!!
RispondiEliminaE comunque sta settimana tocca gioca' !!!! :P
Fuoco.... fuocherello... FUOCONEEEE...
EliminaSono settimane che ve lo dico che dobbiamo giocare con urgenza...
Mi sto "giocando sotto"!!
Mercoledì che dici?
Davvero un bel pezzo, Albo
RispondiEliminaApproved!
Detto da te per me è un onore!
EliminaGrazie Andrea