lunedì 20 febbraio 2017

Nella tana del Dado

Il Rollout sta finendo, e un anno se ne va! Sto diventando matto, lo sai lo sono già!
Suonerebbe così il ritornello di una canzone di qualche anno fa riadattata alle mie ultime peripezie lavorative: su e giù per l’Italia alle prese con un sistema di Customer Relationship Management che potrebbe salvare il mondo da un meteorite se solo si sfruttassero più del 10% delle funzionalità sviluppate ma mai utilizzate.
La parola tecnica nel settore è: BAGNO DI SANGUE!
La cosa positiva è che questo stillicidio è agli sgoccioli, la vena ormai è vuota, cava!
Così ero talmente assuefatto a spostarmi in treno, fare il check-in online per l’aereo, timbrare, strappare, passare sotto il metal-detector che quasi non mi ero accorto della tappa prevista per il 9 e 10 febbraio: TORINO.
Mh… Torino Torino… che c’è di bello a Torino che quando penso questa città mi parte un formicolio sotto l’occhio?” non ci arrivavo, troppo stanco, ho smesso di prendere il caffè perché sarei potuto rimanere sveglio per settimane senza dormire tanto ne circolava nel mio corpo.
Mh… Torino, … Torino… CAZZO DADO!” e realizzo che questo lavoro non è stato poi così inutile!

NELLA TANA DEL DADO
Già dalle 6:00 sul treno in partenza da Roma la chat con Andrea e Simone Mancuso è serrata: “Stasera ci spacchiamo di brutto Andrè! Peccato che Simone dia buca, vabbeh vorrà dire che gli faremo un report dettagliato per farlo rosicare a bestia!” insulti pratici su madri e sorelle di turno.
Fuori il panorama scorre veloce ancora buio. Dado si beve un caffè di un altro, gli faccio notare che AIDS e SIFILIDE sono tra le piaghe più comuni dei trasportatori mediterranei. Lui spera in una burrosissima Jessica Rizzo ma quando vede la mandria di guidatori pezzati sotto le braccia l’unica cosa che gli si rizza è la peluria sulla schiena. “Si prevedono analisi complete per il prossimo giro fratello!” rido di brutto nel vagone!

Da Roma a Torino con il freccia rossa ci passano 4,5 ore… sono il tempo necessario per la rifinitura del regolamento di Lorenzo il Magnifico, il gioco che all’ultimo ha vinto il ballottaggio con Kepler 3042 e si è aggiudicato il premio di arma definitiva per la serata che non ritorna!
Nella settimana avevo già rinfrescato il manuale, guardato un paio di video e mi sentivo pronto a spiegarlo bene: PUBLIC SPEAKING dicono nell’ambiente dove lavoro ma io preferisco l’eufemistico: SUPERCAZZOLA.

Poi quando manca un’ora a Torino, Dado mi whatsappa che Red è fuorigioco! DOH! “Vabbeh dai sarà per Modena con il Barone Rosso!”.
Scendo dalla business class e salgo su un taxi, il cielo è grigio senza le famose cinquanta sfumature, anzi tonalità unica plumbea ma almeno non piove più.
Mi ammazzo di lavoro come se non dovesse più sorgere il sole, poi vado in albergo e mi rilasso quattro minuti, sono già in tremendo ritardo!!!

Dado: “Entro dal dentista, ci vediamo al Jolly Joker per le 20:30, non prima!” e diventa off-line.
Esco dall’albergo confuso come i piedi di Forrest Gump e felice come Rocco con Miley Cyrus. Cammino… cammino tra la gente, passo sotto porta Nuova, cammino di brutto anzi non cammino, calpesto duro il suolo torinese. Da Google le distanze si capiscono bene, sono io che devo avere qualche problema con i mezzi pubblici, quella misantropia che solo noi della capitale che abbiamo vissuto nel sottosuolo sappiamo cosa significhi.
Arrivo all’appuntamento dopo 4,5 km passati tra portici di spaccio, barboni alle prese con un cartone permaflex, pub Hipster pieni di patata alternativa, capelli finti grigi di zecche-chic, tatuaggi old-style che non farei neanche sotto tortura. Un tizio mi chiede se ho da accendere ma io non fumo, io respiro durissimo, levissimo, purissimo.

Albo3: “Ciao Dado, scusa il ritardo, ho camminato come quelli di Santiago, superato ostacoli, sono fuggito da una rissa, ho evitato la pula, le cavalletteeeeeee!”

Dado: “Con calma Albo, tranquillo” e le parole del messia mi effondono calore e pace tipo Sai Baba. Andrea è IL GURU e sto per immergermi nel Giordano per rinascere a nuovo Nerd. Sono pronto.

MI GIOCO IL JOLLY JOKER
Dopo tutti i post letti su vari siti, blog e recensioni, mi ero fatto del Jolly Joker una mia idea, me lo immaginavo con un colore più giallo (come le foto scattate da Andrea a casa sua che sembrano filtrate con i fendinebbia della Delta HF Integrale brended Martini). Nella mia testa era più un sotterraneo ricavato nella roccia, con segni di unghiate di drago alle pareti e qualche scheletro accatastato in un angolo insieme a resti di poliplat e polistirolo per imballaggi che non un comodissimo, luminoso e confortevole pub moderno.
Invece il locale è un modernissimo pub dalla luce ottima che per i miei occhi miopi è sempre un bonus +10 alla serata, alla partita e al feedback sui social! Tutto è ordinato ma non in modo maniacale da far venire in mente Hannibal Lecter, più una sapiente disposizione di scatole e minifigures per catturare ogni necessità nel punto giusto: l’angolo degli usati super scontati, la vetrina dei giochi extra-nerd, lo scaffale dei nuovi arrivi (Essen o dintorni), la zona dei giochi da provare al tavolo nelle serate. Sulle pareti poster ginormici tra Magic, Heldrick Horror e altro. Un soppalco da dove ogni tanto fa capoccella qualcuno che prende un gioco e lo porta giù: credo ci sia un caveau di giochi lì su!
Noi abbiamo il tavolo prenotato a nome Dado, quello con la super luce che fa giorno anche fossimo nella grotta Krubera.
L’ospitalità è fantastica, dopo i saluti si passa alle chiacchiere sulla velocità e numerosità di uscite negli ultimi tempi: “troppa roba, si giocano titoloni una volta sola". A volte acquisti e metti via!” mi fa sentire a casa e meno malato di acquisto compulsivo, una sorta di epidemia contagiosa che ormai è dilagante le cui origini del ceppo virale sono sconosciute e gli effetti devastanti difficilissimi da arginare.

COTTO E FRULLATO
Mentre attendiamo Vik e parliamo del più e del meno come se abitassimo li a due passi, con Dado intavoliamo Cotto e Frullato, gioco di carte per 2-4 giocatori di Marco Mingozzi tratto dall’omonima web-serie con disegni portentosi di Boban Pesov. Nella prima fase si leggono ricette improbabili e si tenta di indovinare l’ingrediente falso (o uno vero tra i 6) e si vincono carte ingrediente per pompare le proprie Celebrities! Nella seconda fase ci si scontra sulle quattro prove di Forza, resistenza, figaggine e carisma aggiungendo alle caratteristiche base tutti i bonus delle carte raccolte.
Dado sceglie tra le sue star, Steven Seagal, Mad Max e il figaccione di Supercar. Io dalla mia ho Chuck Mortis, Kurt Rissa e Terence Kill che nella fase di Frullanza (le sfide) mi fa prendere anche Bud Dispencer.
Ci diamo filo da torcere sugli ingredienti e per pompare i nostri eroi degli anni 80/90.

Sulla forza non c’è storia, gli do tante randellate da sembrare uno sfollagente in mano a Christian Bale in American Psycho. Sulla resistenza Dado risorse dai lipidi come la fenice-obesa e mi strappa tre punti senza indugiare. La figaggine è un terreno di scontro impervio perché con David Hasseloff il blogger-barbuto se la sente calda ma Chuck Norris sale in cattedra come quello che ce l’ha sempre più lungo e lo strapazza a bestia. Il colpo di scena è Iena Plissken che se pur sfavorito recupera e si piazza secondo con due punti buonissimi. La sfida di vitamine+ è solo un proforma per allungare: la spunto io, vabbè con Chuck Norris non c’è mai storia.

C&F è un gioco che in due non da il meglio di se, in tre diverte, in quattro crea una bella caciara. Per essere un card game va giocato senza troppe pretese ma il retrogusto è di un bel tentativo di cambiare il panorama dei soliti giochi.

LORENZO IL MAGNIFICO
Con l’arrivo di Vik e relativi saluti acceleriamo la fase finale di Cotto e Frullato e ci prepariamo a friggerci le meningi con Lorenzo il Magnifico (qui su Playbazar.it) il gioco del momento della Cranio Creations che porta i nomi di  Flaminia Brasini, Virginio Gigli, Simone Luciani. La faccenda si fa seria perché i due drughi torinesi sono degli autentici divoratori di german, hanno i denti piatti e larghi a forza di ruminare token di legno e sentono la paura di un avversario amante dei filler da distanze siderali. Hanno i calli sotto i polpastrelli più di Keith Richards a forza di piazzare puzzilli, ritirare monete, comprare legno e spiluccare carte. Sanno distinguere un giocatore fake da un german-alfa, loro se la vedono ogni volta con Red-Bairon uno che se gli proponi Through The Ages: “no grazie, se proprio devo giocare un partygame preferisco Food Chain Magnate!”.
Mentre spiego le regole ho la gola secca, la bocca si impasta e a nulla serve la Schweppes doppio malto che ingollo nervoso come un filetto di Varenne!

Il gioco è un piazzamento lavoratori con posticcissima ambientazione Firenze mecenatesca dove i giocatori raccolgo carte di quattro tipi dalle rispettive torri cercando di attivare dei motori produttivi grazie ad apposite zone di piazzamento e tentano di ottenere prestigio militare e volere clericale per arrivare a fine partita a totalizzare il maggior gruzzolo di punti vittoria.

Dal primo boccone Lorenzo può sempre un remake di altri centomila german games ma la sua vera forza e originalità stanno nel sapiente mix alchemico di meccaniche viste ma con un rodaggio che neanche i cuscinetti della lamborghini Aventador


CHE SERATA LEGGENDARIA!
Partiamo con Vik primo di turno poi Dado e infine io.
Il Vikingo azzanna subito le torri per avere in anticipo una carta territorio, Dado per non pagare tre monete si prende una carta edificio produttivo mentre io raccolgo le briciole sulla torre azzurra dei personaggi.
I sei turni sono fitti fitti perché il numero di mosse nel round non cambia ed è sempre pari ai 4 familiari, quindi toppare un piazzamento o calcolare male equivale ad una salita ripida e sassosa da scalare per rimanere in carreggiata.

Vik pensa e ripensa, ogni tanto partono fumate nere papali dal suo retrocranio dove immagino ci sia un turbocompressore a combustione interna con plutonio arricchito. La clessidra si blocca diverse volte e l’arrivo di Miste Jolly Joker si dimostra provvidenziale in almeno due occasioni di stallo perpetuo.
Dado è più un pensatore di giustezza: calcola, premedita, architetta ma quando le parentesi annidate e le ricorsioni matematiche si fanno violente e dolorose per le meningi prende il puzzillo e lo pianta sulla plancia con il suo manone pesante bilanciato da anello leonino. Difficilmente ci ripensa, al massimo smadonna sotto il baffo ma per lui è ok.
Io senza la preoccupazione delle carte Leader riesco a vedere il codice tra le maglie del matrix: aggiungo carte gialle attivandole velocemente per raggranellare risorse. Scalo la classifica dei militari più sexy del piemonte per garantirmi il piazzamento di carte territorio verdi. Ingaggio personaggi blu che mi ritoccano i valori standard di piazzamento. Trascuro le carte viola per i punti finali e cerco di devolvere l’obolo minimo alla chiesa per non essere arso vivo come Giovanna D’Arco.

Alla fine del secondo turno arrivano le prime scomuniche: Dado non ascolta i consigli del vecchio lupo romano e pur potendo non si lascia vessare dal pizzo-clericale; Vik fa lo stesso e d’ora in avanti prenderanno entrambi un malus di -3 alle attivazioni di produzione. Io krumiro come un biscotto invece devolvo i miei tre punti alla chiesa cattolica apostolica e avanzato di tre sulla scala punti mi rimetto a zero su quella ecclesiastica ma senza malus. D’ora in avanti lavorare alle carte gialle sarà un mantra!
Inizia così il secondo turno con i suoi due round che racchiudono le parti più ricche di colpi di scena: Vik vola sulla scala del clero arrivando a totalizzare TRENTA PUNTI per poi non prendere il malus. Dado ammucchia una quantità di carte viola da far paura con un totale di punti vittoria virtuali di quasi 40.
Io invece procedo bilanciato, salgo piano sulla scala della chiesa, spingo molto su quella militare facendo concorsi in polizia, esercito, carabinieri e guardia di finanza, N’DO COJO COJO!
Le carte verdi vanno via che è un amore e quando c’è da usare l’azione sulla stessa torre, le tre monete extra da pagare fanno male. Ma io con le carte gialle produco e conio come se non ci fosse la zecca e nella mia plancia l’opulenza è la virtù dei forti.

Alla fine del quarto turno la chiesa passa di nuovo con il cestino a riscuotere: la scomunica stavolta significa che ogni servitore utilizzato per modificare un dado va pagato doppio. Dado becca la sua seconda tracciatura sul taccuino degli eretici; io potrei evitarmelo ma voglio tentare di ricucire il gap col vichingo e poi produco servitori tipo i Cloni di Star Wars quindi alzo il terzo dito al chierichetto e tiro dritto. Vik invece è a fondo scala quindi tira su dalla rete i suoi 30 punti vittoria e paga pegno al clero.

Siamo alle battute conclusive, gli ultimi due round del terzo turno: nel locale la gente si dirada come i capelli di un ipotricotico. Le nostre sedie sono calde dalle ore passati fermi a pensare, mai una pausa sigaretta, mai un caffè, le puzzette sono bandite per evitare di perdere pressione nelle zone cerebrali impegnate nel continuo computo e ricomputo.
Dado chiude la serie di sei carte viola, Viking è quasi al secondo giro di boa sulla scala del clero, io galoppo ma sembro zoppo: mi manca un millimetro per inanellare una supermossa, aspetto, mi si altera il colon, sudo.

I giochi sono fatti, manca una sola mossa: Viking è ostacolato dalle mie piazzate aggressive e completa con un pizzamento debole; Dado è fiaccato dalle scomuniche e pensa a chiudere per vedere l’effetto che fa.
Io ho un solo grande cruccio: non voglio credere di non riuscire a completare la scalata alla track della chiesta. Mi torturo da circa 15 minuti tra i miei piazzamenti e quelli degli altri, sono quasi convinto che una soluzione ci sia: vedo la mossa ma mi si appanna la vista all’idea che Vik o Dado possano rubarmi la mia carta definitiva… poi realizzo che NON possono perché nessuno tranne me ha 15 punti sulla scala militare così tutto si fa chiaro, tutto diventa luce nell’antro buio della mia fatica mentale. SONO PRONTO!
Attivo i miei edifici con un dado da 6, ammucchio risorse, qualche punto chiesa  e monete, tante monete. I soldi mi servono per piazzare sulla torre viola dove già ci sono puzzilli gialli e rossi. Spendo e prendo la carta definitiva: scendo di 4 sulla scala militare regalando di fatto 4 punti a Dado ma l’obiettivo non è lui, il vikingo è avanti che quasi non gli si vede più lo stop sopra la targa.
Con la carta viola (seconda e ultima della mia partita) avanzo di 4 step sulla scala della chiesa raggiungendo la vetta dei 30 punti finali. Poi metto in cascina anche altri 8 punti vittoria nel conteggio finale. Ho sei carte personaggio blu, cinque territorio, POSSO FARCELA!!

Alla resa dei conti i dischetti segna punti volano sul tracciato. Dall’inizio della partita si sono mossi poco, a stento, sporadicamente. Il rush finale invece è un’apoteosi di velocità e battito cardiaco in fibrillazione.
La posizione finale recita Albo a 94 punti d’avanti a Viking che si ferma ad 85 mentre Dado si pianta a 68 nonostante le sue sei carte viola!
La sensazione è quella giusta: Lorenzo mi piace perché grazie ai mazzetti di carte “prevedibili” permette di diventare cinture nere di questo gioco. Però la casualità con cui una carta capita sulla prima riga o sulla quarta di una torre modificando completamente il valore intrinseco della carta stessa rende perfettamente l’idea su quanto profonda sia la longevità del titolo e su quanto sia messa a dura prova la mente di chi si cimenta nel tentativo di prevedere come si configureranno le carte.
Le regole sono poche poche, le opzioni tante tante, la tattica giusta, la strategia molta, l’alea  buona.
Insomma un gioco che per chi ama lavorare di neuroni:MUST HAVE!

SOTTO LA PIOGGIA
Dopo aver confabulato velocemente sulla bellezza del gioco, ci congediamo da un Jolly Joker che mantiene le aspettative con la sua generosità nel rimanere aperto oltre l’orario consentito per permetterci di chiudere un epico scontro tra le due capitali d’Italia!
Con Vik si rimane che ci si vede a Modena, con Dado si sale in macchina che inizia a piovere.
Parliamo di giochi, di famiglia, di lavoro, di quanta cavolo di strada a piedi mi sono fatto che in macchina ci mettiamo un’eternità! Alla fine nella zona ZTL invalicabile come una zona demilitarizzata per noi informatici arriva il momento dei saluti e delle pacche sulle spalle. Stare insieme come se nulla fosse, come se non ci fossero più di 700km a dividerci è una cosa bella e strana al contempo.
Grazie Torino, grazie Dado crew!



Trovate Lorenzo il Magnifico su Playbazar.it

2 commenti:

  1. ammazza rega', avete fatto vince Albo: ok che l'ospitalità è sacra, ma darla via così è come far "giocare" il primo 18enne che passa in un film di Rocco ahahahahaha. Scherzi a parte, solito pezzo d'autore con derive trainspotting (vietate puzzette per non perdere pressione: premio Umberto Eco hihihihh). Ora però devi contraccambiare e invitare quei pischelli nell'Urbe, dove non troveranno però solo il tuo culetto glabro a riceverli....l'accoglienza ludica sarà "la giusta e logica imposizione di un castigo terribile che si manifesta attraverso l'opera di un agente adeguato, personificato nella fattispecie da un terribile figlio di puttana... me!" ihihihh

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    1. UAHAHAHAH ma quale ospitalità, ai due drughi gli ho sparecchiato le chiappe alla vecchia maniera: SABBIA E BRECCIA!!!
      Certo quella mia mossa iniziale di piazzare un cinquanta euri sotto le loro plance giocatore potrebbe aver dato vita a qualche fraintendimento ma a parte questo la vittoria è MERITATISSIMA!

      Kuldran mind your own business! :D

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