A Roma in questi giorni (come nel resto del bel paese) è
arrivato un caldo asfissiante, un misto tra bollore africano e cappa eruttiva.
Ciò nonostante quando arrivo a casa di Cissinho
e mi chiede se vogliamo giocare in veranda (quarto piano, venticello o ponentino come si dice da queste parti)
io gli rispondo sicuro: “naaa stiamocene dentro tanto il fresco se deve entrare
entra!” ma il mio pensiero è rivolto a quei simpatici pappagallini zebrati
appollaiati sulla ringhiera che tutti chiamano zanzare ma che a me sembrano più dei tacchini transgenici
tossicodipendenti! Praticamente una puntura e devi fare i conti per tre giorni
con prurito ad altissima urticanza, gonfiore tipo labbra della Parietti appena
pompate e rodimento di culo per non aver colto in flagranza di reato la
maledetta blood-suker che solitamente spiaccichi li dove era intenta a
prelevarti il plasma e la lasci in bella vista come monito per le prossime
malintenzionate (non che questo barbaro rituale abbia mai sortito alcun
effetto ma non si sa mai... io persevero).
In sostanza iniziamo a setuppare dentro casa quando fuori
c’è tipo brezza marina e dentro fa 82 gradi Celsius… mi maledico dopo dieci
minuti di partita quando sento le gocce di sudore che dalla schiena prendono la
via delle chiappe insinuandosi tra me e la seduta e regalandomi una fresca
sensazione di “immersione di gioco”.