Paul Osborn sedeva solo, tra il fumo e il frastuono della
folla di ritorno dal lavoro, gli occhi puntati su un bicchiere di vino rosso.
Era stanco, depresso e confuso. Senza alcun motivo particolare, sollevò lo
sguardo. E restò senza fiato. Al lato opposto della sala era seduto l'uomo che
aveva ucciso suo padre. Era inconcepibile che potesse essere proprio lui. Ma
non c'era dubbio. Nessun dubbio. Quel viso era stampato per sempre nella sua
memoria. Gli occhi infossati, la mascella quadrata, le orecchie quasi ad angolo
retto, la cicatrice che partiva sotto l'occhio sinistro per scendere lungo la
guancia fino quasi al labbro superiore. Adesso la cicatrice era meno evidente,
però c'era. Come Osborn, anche l'uomo era solo. Aveva una sigaretta nella mano
destra e la sinistra era chiusa sull'orlo di una tazzina da caffè. La sua
attenzione era concentrata sul quotidiano vicino al gomito. Doveva avere per lo
meno cinquant'anni, forse più.
(dal libro IL GIORNO DOPO DOMANI di Allan Folsom)